La conferma della sua detenzione è stata comunicata al fratello Gao Zhiyi: “Ho ricevuto questa mattina una lettera che mi informa che mio fratello è nella prigione di Shaya”. Tuttavia il carcere è irragiungibile per via telefonica, e un ufficiale dell’Ufficio di sicurezza pubblica della contea di Shaya dice di non sapere nulla di questo caso.
Lo scorso mese la Xinhua, l’agenzia di stampa ufficiale del regime di Pechino, aveva confermato un nuovo arresto per Gao colpevole di “aver violato i termini della sua libertà vigilata”. Ma non aveva fornito alcun altro particolare. La scelta del carcere è stata fatta nell’ottica di scongiurare possibili visite al detenuto: il Xinjiang è una provincia molto remota e difficile da raggiungere.
Gao Zhisheng è una delle figure più rispettate del mondo della dissidenza cinese. Dopo una brillante carriera forense – venne nominato uno dei “Dieci migliori avvocati di Cina” – si è convertito al cristianesimo e ha deciso di lavorare per difendere proprio in tribunale tutti coloro che venivano accusati in maniera strumentale per le loro richieste di democrazia e giustizia.
La conferma del suo arresto non conforta però la situazione. Secondo diversi attivisti, che vivono in Cina o espatriati, il 2012 potrebbe essere un anno ancora peggiore del precedente dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Secondo Hu Ping, direttore del Beijing Spring, “la situazione peggiora di anno in anno”.
Il caso di Gao “insieme a quello del Nobel Liu Xiaobo e dell’attivista cieco Chen Guangcheng hanno caratterizzato il 2011. Ma nulla lascia pensare a un miglioramento per il futuro. Il regime continua a privare di ogni diritto chiunque cerchi giustizia o democrazia”.
Fonte: www.asianews.it del 2 gennaio 2012