Giudizi fallibili

24 maggio 2011

Urge il metodo Draghi per la controversa attendibilità dei mr. rating
Sull’annuncio di una possibile revisione dell’outlook dell’Italia da parte di Standard & Poor’s l’unica cosa sulla quale si può concordare è una delle cause: la bassa crescita. Ma qui ci si ferma; e da qui si riapre il capitolo dei dubbi sull’attendibilità delle agenzie di rating. Obiezioni che trovano riscontro nelle stesse due consorelle Moody’s e Fitch, che ieri hanno confermato outlook e rating sul debito italiano. L’altra motivazione di S&P’s è il possibile stallo politico.

A novembre 2010 la medesima agenzia aveva confermato l’outlook stabile: che cosa è cambiato in sei mesi nei quali l’esecutivo ha superato vari voti parlamentari? Il primo turno delle amministrative? Ma allora che dire del Belgio, da oltre un anno privo di governo, con un debito pubblico appena inferiore al nostro, al quale S&P’s ha confermato la pagella di AA+? O della Spagna ormai priva di leadership, un deficit doppio dell’Italia, che ha tuttora la doppia A? I signori del rating destano scetticismo almeno dal fallimento Lehman Brothers, cui fino alla vigilia erano attribuiti eccellenti giudizi. Gli stessi, con tanto di triple A, dispensati a Spagna, Irlanda e perfino all’Islanda. Altrettanto discusso è il conflitto d’interesse nel quale agiscono le agenzie: i loro azionisti sono colossi finanziari di Wall Street come McGraw-Hill (S&P’s), Berkshire, Fidelity e BlackRock (Moody’s), la francese Fimalac per Fitch.

Mario Draghi da presidente del Financial Stability Board individuò la terapia, chiedendo ai governi di eliminare il requisito del rating per le emissioni pubbliche e private. Si può supporre che dal ruolo più operativo di capo della Bce proseguirà su questa strada.

© – FOGLIO QUOTIDIANO

Questa voce è stata pubblicata in Spunti di riflessione. Contrassegna il permalink.