4 ottobre 2011
Imprenditori ora basta
Lo spettacolo indecente ed irresponsabile che molti di noi stanno dando non è più tollerabile da gran parte degli italiani, e questo riguarda la buona parte degli appartenenti a tutti i settori industriali del centronord e del sud.
Il nostro agire attento solo ai piccoli o grandi interessi personali o di bottega, trascurando gli interessi del paese, ci sta portando al disastro e sta danneggiando irrimediabilmente il ruolo sociale e civile dell’imprenditoria italiana in Italia e nel mondo. Lo schiaffo di Sergio Marchionne a Confindustria, organizzazione burocratica e obsoleta di interessi corporativi perseguiti in modo velleitario e subalterno, dimostra che anche la prima industria manifatturiera, con la sua storia, il suo peso, e la sua internazionalizzazione, non ha più fiducia in noi e non ha più nessuna intenzione di farsi rappresentare da una classe imprenditoriale che, salvo alcune eccezioni, si è totalmente allontanata dalla realtà delle cose e dai bisogni reali del sistema economico e produttivo. La grave crisi che ha colpito le economie mondiali, Italia compresa, impone serietà, competenza, buona reputazione, senso della missione nazionale degli industriali e amore per il proprio paese, per uscire da questo momento molto preoccupante.
Invece, come ha scritto Marchionne nella lettera di licenziamento della e dalla Marcegaglia, bisogna prendere atto che il massimo della competenza e della responsabilità per il capo degli imprenditori associati è farsi scattare una photo-opportunity in bella vista con la Camusso, magari per svuotare le politiche attive del mercato del lavoro promosse dal governo con l’articolo 8 della manovra, senza tener conto del fatto che noi vogliamo che i lavoratori vadano in pensione a 68 anni, come in Germania, e loro che continuino ad andare in pensione a 58, come in Italia. Dunque nessuna percezione dei problemi del paese, della gravità del momento e degli scenari futuri che ci aspettano. Da molti anni non siamo stati capaci di esprimere una visione delle cose indipendente dai legami spesso incestuosi che ci hanno avvinto al potere, prima e dopo l’avvento di Berlusconi al governo. Sono lontani i tempi in cui avevamo qualcosa da dire, con il nostro lavoro, i nostri investimenti, la nostra ricerca, la nostra strategia di sviluppo.
Come si fa con questo retroterra di fallimenti, con questa tendenza a fottere i soldi dello stato in regime di mono o oligopolio, con questa incapacità di battersi perché un governo capeggiato da un imprenditore abbassi le tasse e la spesa pubblica, a dare lavoro ai giovani e garantire a tutti, anche a Casette d’Ete, una vita dignitosa? Alla parte migliore dell’imprenditoria che si impegnerà a lavorare seriamente in questa direzione, saremo in molti a dire grazie. Agli industriali che preferiscono lunghi e possenti yacht e bella vita corporativa a un ruolo dirigente nella vita nazionale, saremo sicuramente in molti a voler dire di vergognarsi.
di Diego Della Valle
(SATIRA)
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