Nell’ostello per ragazze madri gestito dalle Missionarie della Carità nessuna attività illegale. La National Child Protection Authority (Ncpa), principale responsabile dell’arresto della religiosa, dovrà restituire registri e documenti dell’orfanotrofio.
Sri Lanka – Colombo – Questa mattina il magistrato Yvonne Fernando ha scagionato suor Mary Eliza, delle Missionarie della Carità, dall’accusa di adozioni illegali. La religiosa era stata arrestata per la denuncia di “vendere bambini” nell’ostello (Prem Nivasa) per ragazze madri di Rawathawatte (Moratuwa, Colombo), gestito dalle suore di Madre Teresa. Il magistrato ha anche “consigliato” alla National Child Protection Authority (Ncpa) – all’origine delle accuse contro le suore – di gestire con maggior attenzione ogni sua futura indagine. Inoltre, la Ncpa dovrà restituire all’orfanotrofio delle Missionarie tutta la documentazione presa dall’ostello con l’arresto di suor Eliza. Il procuratore Nevil Abeyratne ha dichiarato che la Ncpa ha agito “in modo irresponsabile” e ha offuscato l’immagine limpida delle suore di Madre Teresa, che da anni servono la società srilankese.
Su denuncia di una telefonata anonima, il 23 novembre scorso un gruppo di persone guidato da Anoma Dissanayake, presidente della Ncpa, ha circondato e fatto irruzione nell’ostello delle Missionarie, dove ha interrogato le ragazze presenti e trafugato documenti e registri della casa. Il 25 novembre è scattato l’arresto per suor Eliza, rilasciata poi su cauzione il 29 novembre.
Secondo sr. Bernadette Fernando, segretario esecutivo della Conferenza delle superiore maggiori in Sri Lanka, le indagini condotte dagli inquirenti hanno provato che il Prem Nivasa non aveva alcuna attività illegale e che i bambini dell’ostello sono sempre stati adottati secondo le leggi dello Stato. In particolare, le accuse ruotavano intorno ai casi di tre ragazze minorenni: una era stata portata dalla polizia, dopo essere stata stuprata da un cugino; la seconda era stata mandata dal Probation Office (un organismo nazionale che risponde al ministero degli Affari sociali); la terza è una vittima dello tsunami, senza più nessun familiare al mondo.
Il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, aveva annunciato una serrata dagli impegni istituzionali finché le accuse non fossero state ritirate.
Fonte: www.asianews.it del 15 dicembre 2011