Ad un anno dalla giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco per la Siria, un momento di riflessione
Gian Micalessin – Gio, 04/09/2014 – 17:11
Un anno fa ero a Damasco. Alloggiavo come sempre a Bab Touma l’antico quartiere cristiano della capitale. Non era un quartiere in pace. Già allora sulle case dei cristiani cadevano i colpi di mortai dei ribelli arroccati a Jobar, il villaggio di periferia diventato prima linea.
Quelle bombe di tanto in tanto sventravano un appartamento, uccidevano qualcuno. Ma non era quello a far paura. A quello i cristiani di Damasco s’erano ormai abituati. A terrorizzarli era lo spettro della nuova guerra.
La guerra dichiarata dall’America dopo le prime notizie sull’attacco chimico a Ghouta. Notizie confuse incomplete, ma sufficienti per spingere la Casa Bianca a minacciare di bombardare Damasco e il resto della Siria. Attorno a me si muoveva, in quei giorni, un’umanità sbigottita, spaventata, disorientata. L’incontravo la mattina, mi fermava per strada, mi chiedeva “Veramente Obama ci vuol bombardare? Veramente l’America e voi Europei non capite quel che succede qui? Non lo vedete? Siamo assediati….bombardandoci ci condannerete a morte… Dopo i vostri aerei arriveranno quelli con le bandiere nere, quelli che dicono di uccidere nel nome di Dio e ci spazzeranno via…Come potete permetterlo? Non siete Cristiani anche voi?”. Spesso non sapevo cosa rispondere. Ascoltavo, abbassavo gli occhi, invitavo a sperare. Loro mi guardavano perplessi, “Allora è proprio così allora solo un miracolo potrà salvarci?”.
Poi arrivò quel primo settembre e il grido di dolore di Papa Francesco. “Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano”. Non lo sapevamo ancora, ma era il miracolo atteso ed evocato. La preghiera di quel 7 settembre sarebbe diventata lo spartiacque tra pace e guerra, l’evento capace di portare all’accordo mediato dalla Russia di Putin per la distruzione degli arsenali chimici di Bashar Assad e la rinuncia americana all’ intervento.
Ma se il pericolo di quella nuova guerra è stato sventato, la guerra vecchia, quella che infuria dalla primavera 2011 ed ha fatto oltre 191mila morti, continua senza tregua. Per questo ad un anno di distanza gli animatori di quell’evento, i vescovi, i preti, i fedeli, il “Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria“ e tutti quelli che la promossero tornano a mobilitarsi. In prima fila nell’invitare a ripetere domenica 7 settembre la preghiera per la Siria c’è Monsignor Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo fino all’aprile di un anno fa. Da qualche mese al suo posto c’è l’amico e discepolo Monsignor Georges Abu Khazen ma l’impegno di Nazzaro è tutt’altro che svanito.
Nella lettera in cui invoca una nuova giornata di preghiera per la Siria affronta temi che ci sono molti vicini. In incredibile assonanza con l’iniziativa lanciata sulle pagine de “Il Giornale” e su questo sito per far luce sul dramma dei cristiani perseguitati Monsignor Nazzaro ricorda il silenzio di giornali e televisioni sul dramma dei cristiani di Siria. “Sempre meno – dice Nazzaro – i mass media ci parlano della tragedia del popolo siriano, specialmente dei nostri fratelli di fede e delle città costrette a vivere sotto assedio, di popolazioni che per mesi non hanno acqua, non hanno energia elettrica, perché i nemici di ogni civiltà e diritto umano hanno interrotto le erogazioni, hanno fatto saltare le condotte.
Gallerie fotografiche correlate
…Immaginate voi una città di oltre tre milioni di abitanti come Aleppo, come è stata ridotta. Ai mass media tutto questo non dice più nulla. Si danno le notizie che fanno scalpore al momento, poi anche quelle si lasciano cadere nel silenzio”. Ma Monsignor Nazzaro denuncia senza mezzi termini anche l’avanzata dei terroristi islamici quelli che proprio in Siria hanno tagliato la testa ai colleghi americani Foley e Sotloff.”
Ci si era illusi, dopo quella giornata di preghiera – scrive Nazzaro – che tutto fosse finito… Invece no, le bande armate nere hanno iniziato a mettere in pratica ciò che hanno sempre minacciato di fare: tutti devono seguire il loro credo infarcito di rivendicazioni fanatiche, di astio e odio contro tutto e tutti. Da qui, genocidi, massacri di inermi, soprattutto di donne e bambini”. Ecco perché il prossimo 7 settembre Monsignor Nazzaro e tanti altri fedeli torneranno a pregare.Ecco perché “Il Giornale” e “Gli Occhi della Guerra” sono al loro fianco.
L’appuntamento per la giornata di preghiera per la pace in Siria è alle 10.30 di domenica 7 settembre presso la Basilica di Santa Maria in Cosmedin di Roma (piazza Bocca della verità) con una celebrazione liturgica presieduta da mons. Mtanious Haddad, procuratore del Patriarca Greco Melkita Cattolico.
AIUTACI A DENUNCIARE IL MARTIRIO DEI CRISTIANI IN SIRIA E IN ALTRI PAESI DEL MONDO.
AIUTACI A RACCONTARE IL DRAMMA DI CHI VIENE UCCISO PER QUELLO IN CUI CREDE.
AIUTACI A ESSERE I TUOI OCCHI DELLA GUERRA.
SOSTIENI QUI IL REPORTAGE SUI CRISTIANI PERSEGUITATI.